venerdì 13 dicembre 2013

La Recensione di Donatella Borghesi e la locandina dello spettacolo


Tutta Albinia era nel fango e nessuno sa il perché… È il refrain un po’ brechtiano e un po’ rockettaro che chiude come in un canto liberatorio lo spettacolo #DELLALLUVIONE in scena alla Scuola media di Albinia fino a domenica 17, a chiusura della settimana di iniziative per l’anniversario del 12 novembre 2012, “Dodici 11, dal fango alla luce”, promossa dal Comune di Orbetello. È una bella scommessa quella di Elena Guerrini, che ha scritto, diretto e interpretato il suo “one woman show”: evitare la scorciatoia della retorica, così facile in occasioni drammatiche come quella che ha colpito la Maremma un anno fa, e riuscire a restituire in maniera autentica il senso di una comunità ferita. E lo fa mescolando testimonianze e sentimenti personali, comico e drammatico, secondo la sua cifra stilistica, già sperimentata nei suoi precedenti lavori, “Orti insorti” a “Bella tutta”.
«Il fango ti sporca fuori e ti cambia dentro», è una delle prime battute. Così a Elena, che apre e chiude con il suo vissuto lo spettacolo - lei che ha visto l’onda di fango arrivare dallo specchietto retrovisore della sua auto, e incalzarla fino all’imbocco dell’Aurelia, e poi le immagini del suo paese allagato sulla tv dell’autogrill di Cantagallo guardate attonita insieme ai camionisti - si alternano le voci di chi si è visto la vita travolta dall’acqua. La contadina che in pigiama sale sul tetto, in attesa della barca - «ma io non sono mai salita su una barca» - e vede annegare la sua asina Rosina. La donna che raccoglie le poche cose che si sono salvate e racconta la sua amarezza: «Gesù quando succedono le disgrazie lo posso chiamare solo Cristo». Il poeta grossetano Massimo Ciani che nei suoi versi - «son l’alluvione, entro dovunque e non fo distinzione» - denuncia il disboscamento degli argini e la costruzione di case a un metro dal fiume. Quel fiume che si è fatto mare. «Avevamo perso tutto e tutti eravamo persi». Compreso l’operaio rumeno arrivato solo da due giorni, ucciso dall’acqua e rimasto senza nome, «il vero milite ignoto di questa alluvione».
Alle voci della verità e alle emozioni che suscita si alterna la risata della finzione e della gag: l’aspirante attrice russa che presenta la conferenza stampa e intanto fa la pubblicità all’acqua alluvionella, l’acqua che ti fa bella, e organizza improbabili gare per “cuochi alluvionati”. E poi l’assessore alla cultura che inanella gaffe («Sarò breve, mi garbano molto le cose corte.Teatro civile? Ma io sono molto civile!»), il ministro grandi eventi che si sbraccia con alle spalle il tricolore infangato, e straparla di ricostruzione e nuove case in plexiglass…
«Tutti abbiamo perso e salvato qualcosa». Tra queste anche la volontà di risollevarsi, il desiderio di una nuova rinascita. Che può ritrovarsi anche nel suono di un carillon, in un abito da sposa. Elena Guerrini ritorna a se stessa, alla sua casa devastata, al suo piccolo museo del fango: i libri, i dischi, le fotografie, un vestito da sera della madre… E con questo brandito come bandiera danza tra i sorrisi, seguendo la musica travolgente di “A perfect day” di Lou Reed. Si può andare oltre quello che è stato, e ritrovare il sorriso.



Donatella Borghesi

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